Giornata Nazionale contro il sussidio all'incenerimento |
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Il resoconto della manifestazione a Massimina, di Sergio Apollonio | ||
Loredana De Petris, che da molti anni si batte per difendere la salute e l' ambiente anche nell' area disastrata e inquinata di Malagrotta - cioè del centro del sistema rifiuti di Roma e Lazio - si è unita ai comitati territoriali della Valle Galeria e del Quadrante Ovest di Roma in occasione della Giornata nazionale del 22 settembre contro i sussidi all' incenerimento-gassificazione dei rifiuti. E ha svolto un importante intervento alla manifestazione di Massimina contro i CIP 6, che dovevano - e finalmente dovrebbero - finanziare le energie rinnovabili, ma che per un' aberrazione escusivamente "italiana" sono stati invece massivamente dirottati per finanziare, unico caso in Europa, le energie "assimilate" e inquinanti. Oltre alla senatrice De Petris anche l' On. Fabio Rampelli, pur di diverso e opposto schieramento politico, ha partecipato alla manifestazione portando la sua piena adesione e dando un segnale estremamente apprezzabile di superamento degli steccati ideologico-partitici in nome della priorità assoluta da dare ai contenuti. E della necessità di porre un freno, come ha sottolineato, allo strapotere del monopolio privato e delle sue scelte tecnologiche nel trattamento dei rifiuti. Messaggi di adesione sono giunti anche dal senatore Tommaso Sodano e da Mirella Belvisi, consigliera nazionale di Italia Nostra. Alberta Maranzano, Assessore all' Ambiente del Municipio Roma XVI, ha evocato il prossimo avvio dell' estensione del progetto pilota di raccolta differenziata porta. nell' area di Massimina - Malagrotta, di fronte alla discarica.. Raniero Maggini, presidente del WWF - Lazio, ha riassunto e articolato con forza le prospettive dell' azione a breve e medio termine nell' ambito dell' impegno fondamentale della grande associazione ambientalista contro l' incenerimento/gassificazione e per la raccolta differenziata porta a porta. Piergiorgio Rosso, ingegnere ed esperto di sistemi industriali a livello internazionale, ha svolto un' analisi puntuale dello "stato dell' arte" in merito al gassificatore in costruzione ed ha invitato i membri dei comitati e la popolazione a familiarizzarsi sempre di più con i termini tecnici e le specifiche realtà dell' impianto. Anche e soprattutto per poter comprendere meglio i problemi dei controlli delle emissioni e delle scorie di fondo - e della loro collocazione. Ha ricordato che l' impianto che è stato alla base della tecnologia del gassificatore di Malagrotta - il gassificatore di Karlsruhe in Germania - ha dovuto chiudere dopo tre anni di attività per problemi tecnici, economici e per superamento dei limiti nelle emissioni. In occasione della Giornata del 22 "Carta" ha pubblicato l' articolo che giro qui di seguito e in allegato in quanto mi sembra uno dei "pezzi" giornalistici più belli e completi che siano mai apparsi sulla complessa problematica dell' area, intorno alla quale "ruota" l' intero sistema rifiuti della capitale.
La voragine di Malagrotta (da"CartaQui Lazio e
Roma", 22-28/9) Nel 2006, nella capitale sono stati
registrati sforamenti di limiti di legge per 141 giorni, secondo i
monitoraggi condotti dall'Arpa. Ma il dato riferito al quartiere
Pisana-Malagrotta è, se possibile, ancora piu allarmante almeno per due
motivi: gli altissimi picchi rilevati dall'indagine pilota [che, per
inciso, si riferiscono anche alla sede del Consiglio Regionale, dove le Pm
l0 hanno superato i 400 microgrammi per metro cubo di aria]; l'assenza di
rilevazioni «ufficiali» in questa zona, dove sono solo i cittadini a
monitorare l'aria satura di impianti inquinanti e dove non si è esitato
ad autorizzare la realizzazione di un ulteriore inceneritore di rifiuti. E
per fortuna che, nella giornata di misurazione, «la velocità del vento
era alquanto sostenuta e consentiva quindi una notevole dispersione
dell'inquinamento. Tali concentrazioni - si legge nel dettagliato
documento preparato dal dottor Damante - in assenza di vento e con alte
temperature e umidità, potrebbero raggiungere valori ancora piu elevati
ed estremamente pericolosi per la salute degli abitanti e lavoratori della
zona». Notizie che, evidentemente, non
preoccupano le istituzioni competenti, impegnate ad affrontare la
questione dei rifiuti senza mai pestare la coda al padrone del settore,
Manlio Cerroni, proprietario della discarica di Malagrotta e del
gassificatore, ormai in fase piuttosto avanzata di costruzione. Questo si
deduce facendo un giro nella martoriata zona della Pisana-Valle
Galeria-Malagrotta, già penosa a guardarsi, ridotta com'e a una groviera
per le enormi escavazioni prodotte dalle cave, arrivate a lambire le case.
Un' altra buca di ben Il gassificatore e l'allargamento della discarica, autorizzati dalla giunta Storace, sono stati confermati da Marrazzo, sotto la spinta del sindaco Veltroni, perchè si sostiene che solo in questo modo si può chiudere Malagrotta e riqualificare la zona. Magari delocalizzando la raffineria, come dicono il presidente del Municipio XVI, Legambiente e Le città di Roma, associazione vicina ai Ds romani e fortemente impegnata a promuovere le edificazioni in quel quadrante. Ma non sembra proprio cosi. Basta fare un giro per vedere i camini nuovi di zecca installati nella raffineria, forse richiamata al rispetto delle emissioni in atmosfera: investimenti che certo non fanno pensare a un imminente trasferimento. In piu, in questi giorni si parla con insistenza di una nuova proroga al 2008 per Malagrotta, dopo quella firmata l'anno scorso da Marrazzo. Quindi, nessuna chiusura della discarica, che anzi si allarga anche se comincerà a bruciare il gassificatore. Nè delocalizzazione di altri impianti. Gli unici trasferimenti documentati sono quelli di decine di palme provenienti da una parte di Testa di Cane franata e trapiantate su via di Malagrotta in direzione Ponte Galeria, lungo l'inquinato e morente Rio Galeria, dove cominciano a stazionare inquietanti stormi di gabbiani. Il terreno è uno dei tanti di proprietà di Cerroni, come quello vicino alla raffineria, dove, prendendo la strada del tiro al volo [c'e anche questo], è visibile un'enorme buca, forse una cava dismessa dove una grande vasca piena d'acqua dimostra che è stata toccata la falda acquifera. Sulla rete metallica che delimita la cava c'e solo un cartello che parla di scavi e vieta l'ingresso, senza specificare altro, come al solito.
(scheda) CIP Si
calcola che dal 1992 sono stati assegnati 30 miliardi di euro alle fonti
«assimilate» [scarti di raffineria, fonti fossili, ecc., e incenerimento
dei rifiuti) , che hanno assorbito fino all '80 per cento degli incentivi
pensati in origine per promuovere le vere energie rinnovabili, come sole,
vento, idroelettrico, geotermia, maree [Carta, 42 / 2006 e 4 / /2007].
Soldi pagati dai cittadini con il 7 per cento di ogni bolletta elettrica,
grazie alla componente A3 «costruzione impianti fonti rinnovabili». E
nell'aria c'e l'idea di autoridursi in massa le bollette, esattamente del
7 per cento. Lo scandalo tutto italiano dei Cip
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