26 aprile 2011 - E’ morto Mario Di Carlo.
E’ morto un uomo duro e determinato.
Io ho avuto modo di conoscerlo e confrontarmi di tanto in tanto con lui per circa un quarto di secolo.
L’ho conosciuto quando si è messo al nostro fianco contro il progetto “Polo Fumi”, un progetto di industrializzazione selvaggia della Valle Galeria ancora più spinto di quello attuale e già approvato dalla UE; poi come dirigente dell’ATAC per problemi di collegamenti pubblici tra Massimina e il resto del territorio del XVI Municipio e di Roma in generale, ed infine purtroppo, dopo la sua adesione alla filosofia Cerroniana e l’autocandidatura alla sua successione, nella ormai famosa intervista alla “coda a’ avaccinara” fatta in una puntata di Report.
Una personalità multiforme, specchio e immagine dei tempi nei quali, troppo spesso, l’etica si prona alla politica, ad un certo modo di intendere la politica e non il contrario, come ritengo dovrebbe essere.
Il “coccodrillo” pubblicato su Repubblica coglie solo uno degli aspetti di questa controversa personalità, che si è sempre esposta decisamente nel raccogliere consensi e dissensi.
Noi, io e moltissimi abitanti della Valle Galeria, siamo tra quelli che nei suoi confronti hanno dispensato sia gli encomi che gli oltraggi, per dirla con termini letterari e con le dovute proporzioni; “encomi non servi” perché sono arrivati quando era praticamente uno sconosciuto, e “oltraggi non codardi” perché fatti quando era all’apice del suo potere.
Ma ora, di fronte al cordoglio di una morte tanto prematura e quindi tanto ingiusta, chino rispettosamente la fronte.
Ciao Mario Di Carlo, che la terra ti sia lieve.
Maurizio Melandri