Sequestrato il gassificatore di Malagrotta:
2 indagati. Alemanno: bisogna cambiare
ROMA (11 novembre) - Questa mattina i carabinieri del Nucleo operativo
ecologico hanno proceduto al sequestro preventivo del gassificatore di
Malagrotta disposto dal Gip di Roma su ordine della Procura.
Due indagati. Nell'inchiesta ci sono due persone indagate: il
presidente del Consorzio laziale rifiuti che gestisce Malagrotta, Manlio
Cerroni e del vice del consorzio.
Alemanno: ci vuole un grande cambiamento. «Attendiamo di conoscere le
motivazioni della magistratura, ma saremo comunque vigili, perché non vogliamo
che ci possano essere ombre sulla gestione privata», ha detto il sindaco,
Gianni Alemanno, commentando da Cracovia la notizia del sequestro. «A
prescindere dall'azione da magistratura, ci vuole un grande cambiamento nella
gestione dei rifiuti - ha aggiunto - e penso si debba uscire dalla logica dei
monopoli privati e fare in modo che ci sia un sempre maggiore spazio per
l'intervento pubblico, che garantisca non solo lo smaltimento dei rifiuti ma
anche una gestione realmente moderna e adeguata».
Il gestore: sequestro non corretto. Secondo il presidente del consorzio
Manlio Cerroni il sequestro è frutto di una non corretta interpretazione della
normativa: «Il provvedimento di sequestro del gassificatore di
Malagrotta, notificato in data odierna è, anche ad avviso dei nostri tecnici,
frutto una non corretta interpretazione della normativa di riferimento da
parte delle Autorità giudiziarie competenti - ha detto Cerroni - le quali, non
condividendo il punto di vista della Regione Lazio, hanno ritenuto che il
gassificatore fosse già in esercizio».
Il gassificatore, di fatto già attivo anche se l'inaugurazione
ufficiale è prevista per il 13, sottoposto al vaglio di personale dei
carabinieri del Noe, è risultato privo della indispensabile "Certificazione di
Prevenzione Incendi" e di altri requisiti di legge. Tali inadempienze sono
state riferite dai carabinieri al Procuratore della Repubblica di Roma ed ai
titolari del procedimento penale che hanno chiesto in via d'urgenza al Gip il
sequestro preventivo dell'impianto.
L'impianto servirà a bruciare, in loco, parte dei rifiuti urbani sotto
la forma di C.D.R. (Combustibile da rifiuti), sistema di smaltimento che è
volto sia al contenimento dei volumi dei rifiuti sia alla produzione di
energia elettrica.
Il Gip ha ritenuto che è «indubbio ed estremamente inquietante il
periculum in mora desumibile dalla natura dell'attività svolta nell'impianto
di gassificazione, dai materiali utilizzati per il processo di combustione e
dalla presenza nelle immediate vicinanze di siti pericolosi in particolare una
raffineria ed un deposito di Gpl. Sussiste, infatti, fondato pericolo che la
prosecuzione dell'attuale esercizio dell'impianto e la libera disponibilità di
cose pertinenti al reato possa agevolare o protrarre le conseguenze del reato,
ovvero agevolare la commissione di altri reati, trattandosi di esercizio di
impianto in totale carenza dei requisiti di legge». Il Gip ha peraltro
autorizzato l'accesso e l'uso al solo fine di consentire il completamento dei
lavori necessari alla messa in sicurezza dell'impianto, per poter così
richiedere ed ottenere il nulla osta dei vigili del fuoco, necessario per
l'attivazione dell'impianto.
L'accesso all'impianto di Malagrotta sarà consentito «esclusivamente
per terminare i lavori edili e per la messa in sicurezza dell'impianto». Le
aree sigillate dai militari del Noe rigiuardano l'area di massificazione della
centrale di produzione dell'energia elettrica; i servizi ausiliari dove
avviene il frazionamento dell'aria per la produzione di ossigeno; il deposito
costituito da serbatoi fuori terra verticali dell'ossigeno liquido e
dell'azoto liquido (dove c'è anche il gruppo elettrogeno alimentato a
gasolio); l'area del trattamento delle acque reflue e del percolato. Nel
mirino dei militari del Noe di Roma anche i materiali utilizzati per
realizzare l'impianto che doveva essere inaugurato giovedì prossimo. Tra i
motivi che hanno indotto i magistrati ad autorizzare il sequestro preventivo
stamani del gassificatore dell'impianto di Malagrotta a Roma c'è la presenza
in via di Malagrotta di una raffineria e di un deposito Gpl ritenuti troppo
vicini al nuovo impianto.
Marrazzo: il sequestro prevede la prosecuzione dei lavori. «A quanto mi
risulta il magistrato ha operato benissimo perché il sequestro prevede la
prosecuzione dei lavori per le operazioni di messa a norma dell'impianto
poiché si tratta di un cantiere». Lo ha detto il presidente della Regione,
Piero Marrazzo. «Per quanto ci riguarda noi eravamo competenti
sull'autorizzazione e la rilevazione ambientale dell'Arpa», ha aggiunto
Marrazzo, ribadendo che a lui «interessa che non ci sia un rischio di una
Napoli, una Campania».
Sequestrata la discarica di Malagrotta
Tutto era pronto per l'inaugurazione del nuovo gassificatore di Malagrotta, prevista per il 13 novembre ma, martedì 11, appena due giorni prima del taglio del nastro, un blitz dei carabinieri del Nucleo operativo ecologico, ha posto sotto sequestro preventivo il gassificatore.
L'impianto, di fatto già attivo, è stato messo a punto
per bruciare parte dei rifiuti urbani della capitale sotto la forma di
combustibile da rifiuti, sistema di smaltimento volto sia al contenimento dei
volumi dei rifiuti sia alla produzione di energia elettrica.
Il sequestro, su ordine della Procura di Roma, è scattato perché il
gassificatore è risultato privo dell'indispensabile certificazione di
prevenzione incendi e di altri requisiti di legge. Il gip ha ritenuto
"indubbio ed estremamente inquietante il 'periculum in mora' desumibile dalla
natura dell'attività svolta nell'impianto di gassificazione, dai materiali
utilizzati per la combustione e dalla presenza nelle immediate vicinanze di
siti pericolosi, in particolare una raffineria e un deposito di gpl". E ha
ritenuto che sussista "fondato pericolo che la prosecuzione dell'attività e la
libera disponibilità di cose pertinenti al reato possa agevolare o protrarre
le conseguenze del reato, trattandosi di esercizio di impianto in totale
carenza dei requisiti di legge". E' stato così autorizzato l'accesso e l'uso
del gassificatore al solo fine di consentirne la messa in sicurezza, per poter
così richiedere e ottenere il nulla osta dei vigili del fuoco necessario per
l'attivazione.
Mercoledì 12 Novembre, alle ore 12, nella sede della Commissione consiliare Ambiente del Comune di Roma, al III Piano Sala di Largo Loria 3, è prevista una conferenza stampa, confermata anche alla luce del sequestro del gassificatore.
"Ringraziamo i Carabinieri del NOE per l’atto di
professionalità e coraggio che ha portato al sequestro del gassificatore di
Malagrotta e ribadiamo comunque la nostra forte preoccupazione in merito alle
prospettive dello stato di salubrità ambientale della Valle Galeria e ai
rischi connessi per quel che concerne l’ordine pubblico della zona, talora
l’imperterrito accanimento nei confronti di questo territorio dovesse essere
aggravato dalle scellerate decisioni che saranno assunte nei prossimi
giorni". E' quanto ha dichiarato Augusto Santori, consigliere del Municipio
XV, di concerto con gli altri esponenti del PDL che hanno indetto la
conferenza stampa di domani.
La conferenza si terrà quasi contemporaneamente ai lavori di scavo che si
stanno svolgendo per la costruzione del super rottamatore di Muratella e che
stanno devastando le aree prospicienti alla Riserva della Tenuta dei
Massimi. Inserendosi, anche, all’interno del dibattito per le decisioni da
assumere in merito alla seconda discarica, che sembrerebbe prevista anch’essa
sempre nella Valle Galeria".
"Possibile che a soli 2 giorni dall'inaugurazione - si chiede anche
il Consigliere Comunale del PdL Federico Rocca - nessuno sapesse dei problemi
normativi della discarica?".
"E' stato ritenuto dal Gip - prosegue Rocca - più che fondato il pericolo che
potesse derivare dalla prosecuzione dell'attività ma ciò che risulta grave e
che merita un'approfondimento da parte degli organi competenti, istituzioni
comprese è come sia possibile che si stesse inaugurando un impianto in totale
carenza dei requisiti di legge? "
"Tutto questo per chi come me e tanti cittadini che da anni seguono la vicenda Malagrotta non è una novità, non a caso nei giorni scorsi abbiamo ricevuto una delegazione dei rappresentanti dei comitati allarmati da questa situazione e non a caso per avere ulteriori garanzie due settimane fa si era svolta una seduta della Commissione Ambiente del Comune di Roma sul gassificatore alla quale hanno preso parte anche i responsabili della discarica".
"Oggi con questo sequestro tutti i nostri dubbi sono stati
confermati ma è grave che i responsabili dell'impianto sapendo di non
avere le carte in regole abbiamo invitato i rappresentanti delle istituzioni
al taglio del nastro, inaugurazione alla quale sicuramente non avrei preso
parte, così come altri miei colleghi, poichè finchè non ci verranno date
certezze sul futuro di Malagrotta e dell'intero quadrante non ci sono
inaugurazioni che tengano, poichè mentre qualcuno taglia i nastri e si mette
in posa davanti alle telecamere, alla Mi manda RaiTre maniera, i cittadini
della Valle Galeria, di Massima, di Piana del Sole, della Pisana e dintorni
soffocano in attesa di un serio e vero programma di bonifica e
riqualificazione.
Nel frattempo però - conclude Rocca - ci ha pensato Marrazzo a gettare benzina
sul fuoco ipotizzando nei giorni scorsi di voler far realizzare un'altra
discarica a Monte dell'Ortaccio, ossia a 1 km di distanza dall'attuale
Malagrotta, siamo all'irresponsabile presa per i fondelli.
Credo che sia giunto il momento di dire con forza e senza indugi basta a chi
continua a giocare sulla pelle dei cittadini - conclude Rocca - la Regione
Lazio si assuma le proprie responsabilità e ci faccia capire una volta per
tutte cosa vuole fare sul piano rifiuti, i cittadini ne hanno abbastanza di
anni e anni di false promesse ed impegni disattesi".
Fare chiarezza su Malagrotta
A.M. - 12/11/2008
Il presidente del Wwf Lazio, Raniero Maggini ha annunciato
che presenterà, a breve, un dossier alla magistratura sul gassificatore di
Malagrotta.
Il sequestro della discarica era stato già richiesto dal Wwf, qualche giorno
prima del sequestro, al presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo.
Quest’ultimo sulla vicenda ha dichiarato durante una
trasmissione in onda su Radio Radio: ''Sui rifiuti, nel Lazio non siamo a
rischio 'Napoli'. Se c'e' qualcosa da fare a Malagrotta per la messa in atto
del piano di scurezza, la si fara' velocemente, come e' gia' accaduto per la
messa a norma dell'impianto di stoccaggio dell'ossigeno, ma il rischio
'Napoli' non c'e''.
''Parlando del sequestro dell'impianto di gassificazione di Malagrotta,
bisogna fare due premesse- ha spiegato il governatore: la prima è che quando
intervengono la magistratura e i Carabinieri del Noe bisogna collaborare e
metterli in grado di svolgere tutte le indagini del caso. La seconda è che le
regole vanno rispettate''.
Marrazzo ha spiegato che su ''Malagrotta c'erano due problemi. Uno riguardava
lo stoccaggio dell'ossigeno che era troppo grande. L'azienda l'ha smantellato
e portato a norma. L'altro, piu' complesso, riguarda la certificazione di
prevenzione incendi sulla quale, evidentemente, ci sono state diverse
interpretazioni: per i Vigili del Fuoco puo' essere rilasciata a cantiere
aperto, mentre per la magistratura bisogna avere una certificazione
complessiva. Ma ora l'importante -ha sottolinato- è che la magistratura
prosegua serenamente il suo lavoro''.
''Magistratura e carabinieri del Noe -ha aggiunto Marrazzo- sono persone di
grandissima sensibilità e di cui conosco la competenza e l'attenzione. Ma le
regole -ha concluso- sono regole e si devono applicare. Semmai, possiamo
chiedere qualcosa sui tempi, ma sulle decisioni ci si deve assoggettare''.
Su Malagrotta si esprime anche l'assessore provinciale alle Politiche del
Territorio e alla Tutela dell’Ambiente Michele Civita a margine dell'Audizione
dell'Osservatorio nazionale sui rifiuti a Palazzo Valentini.
"E' fondamentale – ha dichiarato Civita - avviare subito il gassificatore di
Malagrotta perché questa è una delle condizioni per chiudere la discarica che
si sta esaurendo, unitamente all’aumento della raccolta differenziata, sulla
quale già stiamo investendo risorse per promuovere la modalità "porta a porta"
nel nostro territorio. Il Comune di Roma, inoltre, deve trovare al più presto
un nuovo sito e visto che qualcuno sostiene che ci sia bisogno di un ruolo più
forte da parte delle istituzioni pubbliche, bene, questa è l'occasione per
farlo".
"Auspichiamo – ha aggiunto - che l'impianto venga messo a norma al più presto
e per quanto riguarda le nostre competenze saremo attentissimi a far
rispettare tutte le prescrizioni che la legge prevede, perché la priorità è
sicuramente la salute dei lavoratori e dei cittadini".
"Intendiamo anche – ha concluso l’assessore - costruire insieme al XVI
Municipio, alle associazioni e al Comune di Roma un Osservatorio per
monitorare lo stato di salute ambientale di un'area già molto compromessa.
Aspettiamo una risposta del Comune anche se non ho motivo di pensare che non
parteciperà".
Per Umberto Marroni capogruppo del PD in Campidoglio è, invece, il Sindaco
Alemanno a dover fare chiarezza sullo smaltimento dei rifiuti, indicando da
subito un sito alternativo per una nuova discarica.
"Anche perché – afferma Marroni - come da lui stesso affermato quel territorio
è stato ampiamente massacrato e pertanto l'individuazione della nuova area
dovrà essere ricercata altrove. Permettere, l’avvio del nuovo gassificatore
nella tutela e nella sicurezza dei cittadini e nel corretto funzionamento
dell’impianto, è il primo passo per chiudere Malagrotta. Il successivo
spettarà al comune che deve indicare il nuovo sito per lo smaltimento del FOS
(Frazione Organica Stabilizzata)".
"Ribadiamo – sottolinea il capogruppo PD - il convincimento che la nuova
struttura rappresenta per la città di Roma un'opportunità ed un elemento di
modernizzazione importante nel ciclo industriale dello smaltimento dei rifiuti
come definito dal piano regionale. Ci auguriamo pertanto che si arrivi ad una
rapida attivazione dell'impianto per giungere alla conseguente ed immediata
chiusura della discarica di Malagrotta, bonificando un territorio che in
questi anni ha subito l'impatto ambientale della discarica più grande di
Europa".
"Scongiurando – conclude Marroni - possibili situazioni come quelle che si
sono create nella Regione Campania".
la Repubblica
MERCOLEDÌ, 12 NOVEMBRE 2008
L’inchiesta della procura riapre il capitolo dell’emergenza e della gestione
dei rifiuti. Gli abitanti:
“Basta con la discarica”
Malagrotta,
bufera sul gassificatore
CARLO ALBERTO BUCCI
E CECILIA GENTILE
Il sequestro
e le accuse: “Nella zona troppi impianti a
rischio”
Messo sotto sequestro ieri mattina, dai carabinieri del Noe, il gassificatore
di Malagrotta. Troppi
impianti a rischio nello stesso sito: la normativa Seveso 2 lo vieta
categoricamente. E mentre la Procura di Roma ha aperto un’inchiesta, i
carabinieri sono entrati anche negli uffici della regione in via del
Caravaggio per sequestrare tutti i documenti relativi all’impianto. Forte la
protesta degli abitanti dei borghi vicini a Malagrotta: «Basta con la
discarica». Sulla questione intervengono l’assessore regionale alla Casa Mario
Di Carlo e il presidente di Legambiente Lazio, Lorenzo Parlati. Ed è polemica.
L’imprenditore
La
difesa di Cerroni: “Sigilli inopportuni il centro sarà a norma per I'apertura”
CECILIA GENTILE
Il sequestro del
gassificatore è un errore della magistratura. Ne è convinto Manlio Cerroni,
proprietario dell’area e imprenditore della discarica. «Il provvedimento di
sequestro afferma che, anche nell’attuale fase di attività preliminare
all’esercizio, l’impianto dovesse dotarsi di certificazione di prevenzione
incendi. Ma l’affermazione è smentita dalla stessa autorità preposta». Spiega
il presidente di Colari. «Nella nota del 29 ottobre di quest’anno, scritta dal
direttore della I divisione politica della prevenzione incendi del
dipartimento dei vigili del fuoco, si legge che non essendo prevista, dalla
legislazione antincendi, un’attività di verifica del rispetto delle condizioni
di sicurezza durante la fase di esecuzione dei lavori, tale aspetto viene
demandato alla diretta responsabilità del titolare delLattività (cantiere)».
Per Cerroni «l’affermazione dei vigili del fuoco è chiara: oggi l’impianto non
può essere considerato in esercizio ma si trova ancora nella fase di
realizzazione e, per questa fase, la legge non esige il previo rilascio del
certificato di prevenzione incendi ma il rispetto delle disposizioni circa la
fase di avvio dell’attività preliminare all’esercizio». E per il futuro?. «Per
quanto riguarda la futura fase di esercizio, per la quale è in effetti
previsto l’ottenimento della conformità antincendi, ogni attività di
competenza dell’impresa è stata ultimata e già il 3 novembre - conclude
Cerroni - l’intera documentazione è stata messa a disposizione delle
autorità».
Secondo Valentina Coppola, esperta di Ambiente Codici (Coordinamento difesa
cittadino), «i nuovi gassificatori sono a emissione zero, tuttavia la cattiva
gestione di questi impianti potrebbe permettere l’emissione di particelle
nocive arrivando così a toccare il vero e proprio disastro ambientale e
sanitario».
Malagrotta,
troppi impianti a rischio “Col gassificatore l’inferno continua”
Il
divieto nella normativa Seveso. Regione, documenti sequestrati
Il sequestro
Su mandato
della procura i carabinieri sono entrati negli uffici in
via Caravaggio
CECILIA GENTILE
La discarica più
grande d’Europa, un deposito di carburante, una raffineria, una gigantesca
cava, un impianto di rifiuti tossici ospedalieri, due impianti di trattamento
per la produzione di ecoballe. Ecco perché, secondo i carabinieri del Noe che
ieri mattina lo hanno messo sotto sequestro, il gassificatore a Malagrotta non
può stare. In quel territorio di Roma ovest sono già concentrati troppi
impianti ad alto rischio: la normativa Seveso 2 lo vieta categoricamente.
Allora, perché è stata data l’autorizzazione alla realizzazione dell’impianto
che proprio domani doveva essere presentato alla stampa e ai romani? Per
scoprirlo, su mandato della Procura di Roma che ha aperto un’inchiesta, ieri
mattina i carabinieri sono entrati negli uffici della Regione, in via del
Caravaggio, e hanno sequestrato tutti i documenti relativi al gassificatore e
all’emergenza rifiuti nel Lazio. Il documento più vecchio risale al 1999, con
l’ordinanza 29/42 che dichiarava lo stato d’emergenza rifiuti, all’epoca di
Piero Badaloni presidente. Il primo atto che parla del gassificatore a
Malagrotta risale al 2002, legislatura Storace, Marco Verzaschi commissario
straordinario ai rifiuti.
La ragione del sequestro, dunque, non è solo la mancata messa a norma
dell’impianto anti incendio. Se fosse questo, la questione potrebbe risolversi
in un paio di giorni, così come è stato per il serbatoio della caldaia fuori
misura, che due settimane fa è stato sostituito con uno più piccolo. Qui viene
contestata la collocazione stessa del gassificatore nell’area di Malagrotta,
che da anni attende la chiusura della discarica, continuamente soggetta a
proroga.
«La priorità è la tutela della salute dei cittadini - dichiara il presidente
del municipio XVI Fabio Bellini - Sono necessari un piano di area vasta, che
consideri la natura particolarissima di questo territorio, ed un monitoraggio
diffuso di aria, acqua e suolo condiviso con i cittadini, eseguito in completa
trasparenza». «Da anni chiediamo un monitoraggio dell’inquinamento della zona
- racconta Sergio Apolloni, presidente del comitato dei residenti - Anche
l’assessorato comunale Ambiente lo chiese nel 2003 con una lettera al Colari,
il Consorzio laziale rifiuti. L’Arpa ci ha concesso solo una ridicola
centralina presa in prestito da Frosinone, messa a tre chilometri dalla
discarica. I dati forniti non si possono considerare esaustivi, sono solo
l’inizio di una mappatura della zona che richiederà mesi». Ancora Apolloni:
«Ci hanno detto per anni che con il gassificatore avrebbero chiuso la
discarica. Questa specie di scambio non ci è mai piaciuto perché è vero che
vogliamo la chiusura di Malagrotta, ma senza l’apertura di altre fonti di
inquinamento. Ora, addirittura, veniamo a sapere che la discarica rimarrà
aperta finché non se ne costruirà un’altra. E l’altra dove vorrebbero
realizzarla? A Monti dell’Ortaccio, tra Malagrotta e Ponte Galeria, a due
passi da qui. Cornuti e mazziati. E l’inferno continuerà».
L’assessore
regionale: così si andrà ad un’ennesima proroga
La
sorpresa di Di Carlo “Perché intervengono ora?”
CECILIA GENTILE
Da quando ho detto che volevo
chiudere la discarica entro il 31 dicembre 2008 è successo il finimondo”
«Qualcuno mi può spiegare perché si accorgono solo adesso, a due giorni
dall’inaugurazione, che il gassificatore non va bene? Perché lo sequestrano
adesso? Non ci potevano pensare prima?». E infuriato l’assessore regionale
alla Casa, Mario Di Carlo, al quale il presidente Marrazzo ha affidato il
compito di occuparsi della partita rifiuti. «Da quando ho detto che volevo
chiudere la discarica entro il 31 dicembre 2008 è successo il finimondo».
Assessore, perché tutto questo?
«Perché senza l’attivazione del gassificatore e senza la realizzazione di una
nuova discarica, quella di Malag rotta rimarrà aperta. Sa cosa succederà? Che
il 31 dicembre verrà firmata l’ennesima proroga. Bloccare le cose non mi pare
un modo per risolvere i problemi».
Ma la magistratura e i carabinieri del Noe contestano che il gassificatore non
può stare in un territorio già compromesso da altri impianti ad alto rischio.
E’ contro la normativa della Seveso2.
«Quando siamo arrivati, la Via, la valutazione d’impatto ambientale, era già
stata rilasciata dalla precedente giunta Storace. E già allora in quella zona
c’erano la raffineria, la cava, l’impianto di rifiuti ospedalieri. Stavano lì
da 50 anni».
Ma poi il nuovo presidente della Regione Piero Marrazzo, su sollecitazione di
residenti e ambientalisti, chiese a Manlio Cerroni, il costruttore del
gassificatore, uno stop nei lavori. Lavori che in seguito però sono ripresi.
Perché?
«Non lo so. Si vede che Marrazzo avrà controllato e poi avrà fatto quello che
doveva fare».
Chi applaude ora al sequestro del gassificatore protesta contro il monopolio
dei rifiuti in mano ad un privato. «E dov’è il pubblico? Dove sono gli altri
privati? Si facciano avanti».
Parlati,
presidente di Legambiente Lazio: bonificare quell’area
“Così
finisce sotto accusa l’intera gestione dei rifiuti”
CECILIA GENTILE
“È
di pochi giorni fa la
condanna per smaltimento di rifiuti pericolosi nella discarica”
«Oggi il sequestro del gassificatore. Pochi giorni fa la condanna per
smaltimento di rifiuti pericolosi nella discarica. Se si mettono insieme le
due cose, si delinea un quadro preoccupante sulla gestione dei rifiuti».
Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio, accoglie con grande
soddisfazione la notizia del sequestro del gassificatore di Malagrotta, che
l’associazione ha sempre osteggiato.
Cosa vi aspettate dal sequestro?
«Il problema non è solo mettere a posto le carte, ma soprattutto di vedere
cosa succede in quell’area, dove sono concentrati tanti siti a rischio. Tutto
questo è il risultato della gestione dei rifiuti affidata completamente ad un
privato, Il pubblico ha abdicato. In particolare, la vicenda del gassificatore
è nata male ed è continuata peggio».
Perché?
«Nell’aprile del 2005, alla vigilia delle elezioni della nuova giunta
regionale, è stata approvato la Via, la valutazione di impatto ambientale, e
il giorno dopo la giunta Storace ha firmato l’ordinanza. Poi ci sono state le
elezioni. Noi abbiamo saputo solo molto tempo dopo dell’autorizzazione
rilasciata, quando ormai erano scaduti i termini per i ricorsi amministrativi.
Ci siamo allora rivolti a Marrazzo, che ha scritto una lettera a Manlio
Cerroni, proprietario di Malagrotta, chiedendogli una sospensione dei lavori.
Ma non esiste nessun atto amministrativo. Tanto che Cerroni, ad un certo
punto, ha scritto a Marrazzo dicendogli che, non avendo ricevuto alcuna
comunicazione in senso contrario, lui si riteneva libero di riprendere la
costruzione del gassificatore».
Perché eravate contrari al gassificatore?
«Perché in nell’area di Malagrotta bisognava parlare solo di bonifica, non di
nuovi impianti».
Tra la gente
che abita nei borghi vicino a Malagrotta: “Non ce
la facciamo più a vivere con questa puzza”
“Casa e
immondizia, il nostro incubo quotidiano”
CARLO
ALBERTO BUCCI
«Potrei tornare a
casa guidando sull’Aurelia pure se fossi cieco, tanto sarebbe il tanfo di
Malag rotta a dirmi che sono arrivato a Massimina». Carlo Mazzola apre la
lavastoviglie nel suo bar. Vapore tutt’intorno, ma non riesce a togliersi dal
naso la puzza della distesa di rifiuti che, nato nel 1967, è cresciuta con
lui: «Qui era tutta campagna e mia madre lavorava la terra. A questa fogna non
mi abituerò, mai». Al proprietario del “Caffè al bacio” poco importava ieri
pomeriggio che di mattina i carabinieri avessero
sequestrato il gassificatore contro il quale i comitati di quartiere
hanno organizzato un sit-in di protesta per domani mattina, annunciato da
cartelli dai testi infuocati sparsi per i borghi cresciuti intorno alla “monnezza”:
“Diciamo No alla discarica, alla raffineria, al gassificatore, alla seconda
discarica”.
A Santa Cecilia, sul lato opposto della discarica più grande d’Europa, un
altro cartello, ma della “Colari, consorzio laziale rifiuti” di Manlio
Cerroni, reclamizza per domani una “visita guidata” al Gassificatore: una gita
pensata per la cittadinanza. «Neanche morta ci sarei andata», ringhia la
signora Caterina dalla casa di via Scandale con
vista sulla montagna fetida alta 34 metri. «Abbiamo costruito le nostre
villette nell’83 e ce le hanno condonate, ma dei
lavori di urbanizzazione nemmeno l’ombra. Mentre la puzza, e il rumore per i
camion che vengono a scaricare nel pieno della notte, quella non manca mai».
Le sanatorie qui hanno legalizzato gli abusi. Ma della purezza dell’aria non
c’è certezza. «E invece dobbiamo essere sicuri che cambino i filtri nella
discarica, perché la sicurezza viene prima della puzza» ammette Dioniso
Buttari, che in via Ascarelli ha aperto nel 1999 un
bed & breakfast. «E non sono l’unico della zona, nonostante qui la discarica
abbia fatto calare il valore dei terreni».
In realtà intorno a via di Casal Lumbroso - dove il tanfo
spira quando il vento viene dal mare, mentre quando soffia da nord a
tapparsi il naso sono quelli della Pisana - è tutto un fiorire di cantieri e
di villette. «Non si trova nulla a meno di 4000 euro a metro quadro, è un boom
edilizio che non s’era mai visto» certifica Claudio
Norcia dall’alto dei suoi cinquant’anni di vita a Massimilla. Ha un bar,
“Noemi”, dove vengono anche gli operai di Malagrotta: «Sono ragazzi, sono nati
qui, per loro questa puzza è anche il pane. E poi fa molto peggio la
raffineria mentre il cattivo odore da un anno è
calato eccome». E d’accordo Nadia Bertini, che vive da 18 anni a Massimina:
sono «più puzzolenti» le raffinerie di Malagrotta. «E poi voi in centro avete
la puzza dello smog delle auto», aggiunge con uno
moto d’orgoglio.
Spiega Salvatore Damante, che vive alla Pisana e che si qualifica come
«ricercatore per i comitati di quartiere». «A furia di esposti, abbiamo
ottenuto che i rifiuti vengano ricoperti ogni sera
con 20 centimetri di sabbia e terra. Dopo dieci anni di “molestia olfattiva”,
qualcosa è migliorato in vista della chiusura. Ma ora aspettiamo che la
centralina dell’Arpa, l’Agenzia regionale per l’ambiente, ci dica qualcosa sul
monitoraggio delle acque. E sugli sforamenti dei livelli di acido solfidrico,
prodotto dalla degenerazione dei rifiuti». Che «ci siano stati tempi pure
peggiori» lo testimonia anche Nicola Zito, presidente della E. C. Massimina,
180 bambini che prendono a calci un pallone sul campo di pozzolana: «Gli
allenamenti non li abbiamo mai interrotti in 10 anni di attività, ma certo
certe volte l’odore è proprio nauseante». E la signora Corda che abita in zona
Pisana: «Sono 35 anni che stiamo qui con mio marito. Ma il tanfo rimane
insopportabile: mi prende alla testa, mi intossica, mi fa vomitare».
la Repubblica.it
Mercoledi 12 novembre 2008
Rifiuti sigilli dentro la discarica
e Roma rischia l'effetto Campania
Il gip blocca per irregolarità il gassificatore di Malagrotta
Soddisfazione dei residenti, ma Bertolaso avverte: "Non è un segnale positivo"
di CECILIA GENTILE
ROMA - Sigilli al gassificatore di Malagrotta, alla periferia ovest
della capitale. I carabinieri del Noe sono arrivati ieri mattina presto, a due
giorni dall'inaugurazione, fissata per domani, e hanno chiuso l'impianto
costruito per trasformare in energia 500 tonnellate di ecoballe al giorno,
ricavate da 1500 tonnellate di rifiuti indifferenziati.
Per i carabinieri e per la Procura di Roma, che ha aperto un'inchiesta, quel
gassificatore è l'ennesimo schiaffo ad un territorio già devastato da impianti
inquinanti e ad alto rischio. A Malagrotta non c'è solo la discarica più
grande d'Europa, che dal 1984 ha accumulato oltre 30 tonnellate di rifiuti
perseguitando la popolazione della zona con i suoi miasmi. Nella stessa area
ci sono una raffineria, un impianto per rifiuti tossici ospedalieri, un
deposito di carburanti, una gigantesca cava.
Il decreto legislativo 334/99, conosciuto come Seveso 2, vieta che nello
stesso sito siano concentrati più impianti industriali ad alto rischio.
Bisogna capire allora chi e perché ha rilasciato l'autorizzazione alla
costruzione del gassificatore. Per questo i carabinieri hanno portato via
dagli uffici della Regione Lazio tutti i documenti della pratica, iniziata con
la precedente giunta Storace e proseguita con quella Marrazzo. Altra ragione
del sequestro, l'impianto antincendio risultato non a norma.
"E' un segno che lo Stato esiste", commenta soddisfatto il presidente del
comitato dei residenti Sergio Apollonio, da sempre avverso al nuovo impianto.
Per Guido Bertolaso, sottosegretario per l'emergenza rifiuti in Campania,
invece, il sequestro del gassificatore di Malagrotta "non è un segnale
positivo", perché riapre la strada allo spettro dell'emergenza proprio come in
Campania. La fase del commissariamento nel Lazio è finita il 31 dicembre 2007.
Ma il vero superamento dell'emergenza è tassativamente subordinato alla
realizzazione del piano rifiuti, che prevede, in primis, la chiusura
definitiva della discarica di Malagrotta, la raccolta differenziata al 50% nel
2011, l'attivazione di questo e di altri gassificatori, per un totale di
quattro in tutta la regione.
"A Malagrotta la discarica è in esaurimento da molti anni - prosegue
Bertolaso - ma si è succeduta una proroga dietro l'altra". Malagrotta ormai
scoppia. Ma, per stessa ammissione del presidente Piero Marrazzo, Roma non
potrà fare a meno di una discarica, specialmente nei prossimi due anni, che
saranno di transizione. Dunque, o il Comune del sindaco Pdl Alemanno individua
un nuovo sito, oppure la Regione governata dal Pd lascerà aperta quella di
Malagrotta, decidendo ulteriori ampliamenti, come già fatto in precedenza.
Finora la proposta per aree alternative è solo una: Monti dell'Ortaccio, a tre
chilometri da Malagrotta, e viene dallo stesso proprietario della discarica e
del gassificatore, Manlio Cerroni.
E-Polis
Mercoledi 12 novembre 2008
Malagrotta, sigilli al gassificatore
"Limpianto è a rischio incendio"
la Repubblica
GIOVEDÌ,
13 NOVEMBRE 2008
Dopo il sequestro del gassificatore, gli investigatori indagano sull’intero
sistema-Lazio. Il comitato
dei residenti: altri 5 siti a rischio incidente
Rifiuti,
inchiesta sugli altri impianti
CECILIA GENTILE
11
contrattacco
di Cerroni,
patron di Mala grotta: “Rivolgetevi a
Storace”
«Cosa c’entro io con Seveso 2
Non come a
Napoli
Roma non rischia l’emergenza come Napoli Finché campo io potrà mettere i
rifiuti in discarica
L’attacco di Cerroni “L'ok a Malagrotta? Rivolgetevi a Storace”
CECILIA GENTILE
«Ha letto il comunicato? Ho
spiegato tutto: non ero tenuto ad avere il certificato antincendio perché
l’impianto non era ancora a regime, ma in preesercizio».
Manlio Cerroni, dominus dei rifiuti della capitale, sempre restio a parlare,
stavolta viene al telefono. Fatica a contenere la rabbia per il sequestro del
suo gassificatore, che proprio oggi doveva essere inaugurato. Invece i
carabinieri del Noe, il Nucleo operativo ecologico, hanno messo ai sigilli
all’impianto e la Procura ha aperto un’inchiesta.
Avvocato, non c’è solo la mancata applicazione delle norme antincendio. C’è,
soprattutto, la violazione della normativa Seveso 2, che vieta di concentrare
nella stessa area impianti industriali ad alto rischio. «E che c’entro io con
Seveso 2? Erano l’allora presidente della Regione Lazio Francesco Storace e
l’assessore Marco Verzaschi che dovevano valutare, che dovevano controllare.
Loro mi hanno dato l’autorizzazione: che c’entro io? E poi, guardi. Questa
questione di Seveso è una stupidata grossa come una casa: si tratta solo di un
serbatoio che era troppo grande e che mi hanno fatto sostituire».
Dunque, Seveso 2 non la riguarda.
«No, riguarda Storace e Verzaschi. Qualcuno pagherà per questo scherzetto».
Cosa vuoi dire?
«Il gassificatore è una rivoluzione, è il futuro. In Giappone su 100 impianti
75 sono gassificatori, gli altri inceneritori».
Avvocato, cosa rischia Roma se non si attiva il gassificatore?
«Non rischia niente».
Non rischia di entrare in emergenza come Napoli?
«Niente affatto, perché finché campo io gli faccio mettere i rifiuti in
discarica ancora per 200 anni». E allora il gassificatore?
«Quello serve per mettersi in regola con le norme europee (che hanno vietato
dal 2005 di interrare i rifiuti tal quali, ndr )».
Appena eletto, il presidente
della Regione Piero Marrazzo le ha mandato una lettera chiedendole di
sospendere i lavori.
«Non mi ha mandato niente, è stato solo un accordo di cortesia. Su invito di
Marrazzo, ho sospeso i lavori per sei mesi. Se non li avessi sospesi, avremmo
inaugurato il gassificatore a Natale scorso, non adesso». Perché poi ha
ripreso i lavori?
«Evidentemente Marrazzo ha fatto le sue verifiche. Lo volete capire! Questo
gassificatore è come l’Himalaya e il K2 messi insieme.
E’ una potenza. Non produce diossine».
Per dimostrano, Manlio Cerroni ha modificato
l’appuntamento di stamattina: l’inaugurazione saltata per il fuori programma
del sequestro è stata trasformata in una visita guidata per la stampa al
complesso di Malagrotta 2 e ai satelliti che lo compongono. Non si scoraggia
Cerroni, anzi, contrattacca.
Ma neanche il comitato dei residenti, che da sempre dà battaglia alla
discarica e al gassificatore, rinuncia ad attaccare. «Oltre al gassificatore
sequestrato - ricorda il presidente Sergio Apolloni - nell’area di Malagrotta
ci sono altri cinque impianti a rischio di incidente rilevante: un deposito di
Lampogas, un deposito di carburante Deco, un deposito di Gpl, un altro
dell’Eni e una raffineria».
Secondo il comitato Malagrotta «è necessaria una valutazione di impatto
ambientale complessiva dell’area e un riesame di tutte le procedure e le
autorizzazioni legate al gassificatore, che, per la particolarità del
territorio già compromesso, non doveva essere realizzato nel comprensorio».
In difesa di Cerroni e del gassificatore si schiera decisamente il segretario
regionale dell’Udc Luciano Ciocchetti. «A Roma
esiste una lobby politica
trasversale che tenta di condizionare e bloccare ogni iniziativa di
modernizzazione - accusa - L’opera realizzata a Malagrotta è un vero regalo
alla capitale e un esempio di alta tecnologia. Una classe dirigente seria e
lungimirante dovrebbe spiegare e illustrare ai cittadini la verità sulle reali
funzioni di un gassificatore moderno».
L’autorizzazione
Cosa c’entro io con Seveso 2? E'
stata la
Regione a dare l’autorizzazione. Il gassificatore è l’Himalaya e il K2 insieme
Gli investigatori passano al setaccio tutti gli
impianti regionali. Il WWFcontro il
gassificatore di Albano
E ora
finisce sotto inchiesta l’intero sistema rifiuti nel Lazio
CECILIA GENTILE
Il sequestro del
gassificatore di Malagrotta, eseguito martedì scorso dai carabinieri del Noe,
è soltanto un aspetto di un’inchiesta molto più
complessa che va avanti da un anno e riguarda tutto il sistema dei rifiuti nel
Lazio.
Nel mirino dei militari dell’Arma non ci sono solo Malagrotta, il Colari di
Manlio Cerroni e le delibere della passata giunta regionale di Francesco
Storace. Gli investigatori stanno passando al setaccio
tutti gli impianti del Lazio e tutti gli atti della struttura
commissariale che ha governato la fase dell’emergenza, chiusa formalmente lo
scorso 30 giugno.
Intanto, alla documentazione raccolta dal Noe si aggiunge quella del Wwf
Lazio, che ieri in conferenza stampa ha annunciato di voler mettere a
disposizione della Procura attraverso un esposto il risultato delle sue
indagini. «E’ incerta - dichiara l’avvocato del Wwf, Vanessa Ranieri -
l’origine del cdr che verrà avviato a combustione,
perché non è specificato il materiale utilizzato, fatto che non aiuta a
capire la qualità e la quantità di emissioni. Si aggiunga - prosegue Ranieri -
che il sistema di monitoraggio in una delle aree a più alto rischio ambientale
del paese pare del tutto inadeguato, come da tempo segnalano i residenti». E’
a tutto campo la battaglia del Wwf. «Anche per il gassificatore di Albano ci
rivolgeremo alla magistratura
- annuncia il presidente Raniero Maggini - Le procedure di rilascio della Via,
la valutazione di impatto ambientale, sono state quantomeno suggestive: prima
la Via è stata negativa, poi sospesa, poi integrata, poi positiva. Ci
hanno completamente escluso dal procedimento, nonostante avessimo presentato
delle osservazioni. Siamo al di là dell’indisponibilità, siamo nel completo
mancato rispetto delle regole». Per Maggini, «il sequestro del gassificatore
appare provvidenziale in un contesto di assordante silenzio della politica,
rotto solo in favore della demagogica difesa d’ufficio dell’impianto». «Si
agita lo spauracchio del rischio Campania per attivare il gassificatore», dice
ancora Maggini, che chiede al presidente della Regione Marrazzo «chiarezza,
trasparenza e l’assunzione di responsabilità per una nuova pagina della
gestione dei rifiuti del Lazio che sia incentrata sulla raccolta differenziata
porta a porta».
La evocano tutti la chiarezza all’indomani del
sequestro del gassificatore di Malag rotta, anche se da fronti diversi e con
obiettivi diversi. «Ci sono molto cose da chiarire - afferma il senatore del
Pdl Andrea Augello - non solo riguardo i problemi
delle certificazioni mancanti, ma anche sull’origine dell’inchiesta, sul ruolo
dell’Arpa e sul contesto politico che fa da sfondo alla vicenda». «Vogliamo
vederci chiaro - dice anche il sindaco Gianni Alemanno - Malagrotta è
un territorio già ampiamente massacrato da un modo errato di smaltire i
rifiuti, come è la discarica. Nel costruire il futuro dello
smaltimento, con gassificatori o altri impianti, non vogliamo ripetere gli
stessi errori».
«E’ il sindaco Alemanno che deve fare chiarezza sullo smaltimento dei rifiuti,
indicando da subito un sito alternativo per una nuova discarica», ribatte il
capogruppo del Pd in Campidoglio, Umberto Marroni. Una scelta impopolare, che
il Campidoglio è restio a operare, ma su cui fanno pressing Provincia e
Regione. «E’ fondamentale avviare subito il gassificatore di Malagrotta -
sostiene l’assessore provinciale alle Politiche del territorio Michele Civita
- perché questa è una delle condizioni per chiudere la discarica
unitamente all’aumento della raccolta differenziata. Il Comune di Roma inoltre
deve trovare al più presto un sito per la nuova discarica».
Il deputato del Pdl Fabio Rampelli punta il dito sullo «sconcio della delibera
di autorizzazione del gassificatore emanata nel 2005, a pochi giorni dalla
fine della legislatura e senza alcuna trasparenza». «Occorre mettersi in testa
- sottolinea Rampelli - che le scelte amministrative che hanno impatto
ambientale e territoriale vanno negoziate con percorsi lineari e non possono
essere calate dall’alto». «Siamo per la riaffermazione delle leggi, ogni
impianto non può che essere a norma - ribadisce da parte sua il presidente
della Regione Piero Marrazzo- Mi auguro che sia molto veloce il raggiungimento
della legalità, se c’è, perché abbiamo bisogno di non mettere assolutamente in
crisi la programmazione sulla politica dei rifiuti».
Il Messaggero
GIOVEDÌ,
13 NOVEMBRE 2008
Un'autocertificazione e l'impianto messo "in regola''
Dal 4 agosto il gassificatore era in pre-esercizio, ma l'8 arrivarono i vigili
e negarono il via libera.