E’ apparso sull’ultimo numero
dell’Espresso un
articolo, piuttosto romanzato, sul signor Cerroni,
il vecchietto di 84 anni che
gestisce in regime di assoluto monopolio i rifiuti della Regione Lazio.
All’ombra dei rifiuti, il signor Cerroni ha costruito un impero “da
oltre due miliardi di euro”, “con un fatturato di 800 milioni
l’anno”.
Nell’articolo si sostiene che il signor Cerroni, forte della minaccia di
chiusura della discarica di Malagrotta, di fatto condizionerebbe anche
il Presidente del Consiglio Berlusconi.
Figuriamoci il povero presidente
Marrazzo (un presidente con la p minuscola) che, come riporta
l’ANSA del 15 luglio 2008, è costretto ad andare a Malagrotta “a
fari spenti” e con il cappello in mano a fare i conti con il
potentissimo Cerroni.
In fondo, come cita l’articolo dell’Espresso, il signor Cerroni è “un
personaggio con il quale i politici romani fanno i conti silenziosamente dal
1975”.
Tranquillo Pietro (detto Piero),
quando perderai le prossime elezioni il signor Cerroni potrà sempre trovarti una
ricollocazione. Così, infatti, è solito fare il Cerroni con gli ex presidenti
della Regione Lazio (da un articolo pubblicato nel novembre 2004 sul sito
www.lavocedellago.it/n31/pag6.htm apprendiamo, infatti, che Bruno
Landi, ex Presidente della Regione Lazio del PSI, era diventato il factotum del
signor Cerroni).
L’Espresso ci informa anche che il signor Cerroni starebbe per rilevare
l’impianto di Colleferro
dal consorzio GAIA. In questo modo il suo monopolio sarebbe totale.
L’Espresso, inoltre, riporta che “secondo stime che circolano a Roma, il suo
gruppo sta investendo oltre un miliardo
e mezzo di euro nei termovalorizzatori e punta a poter trattare
il quintuplo del CDR oggi prodotto nel Lazio”.
Non sappiamo dove il settimanale abbia raccolto tali stime. E’ molto strano,
però, il concetto di investimento: lo
Stato Italiano mette i soldi, Cerroni li intasca e questo a Roma (come a
Brescia) si chiama investimento???
Purtroppo il romanzetto dell’Espresso nulla ci spiega sulla
grande corsa all’oro dei nuovi inceneritori
e nulla ci dice in proposito dei fondi pubblici che stanno per arrivare al
signor Cerroni: 150 milioni di euro
per l’inceneritore di Malagrotta e 400
milioni di euro per l’inceneritore di Albano.
Per arrivare al miliardo e mezzo citato nell’articolo, i “Cerroni Boys” staranno
già pensando ad altri inceneritori da disseminare in tutta la Regione Lazio?
Per partecipare a pieno titolo alla grande corsa all’oro degli inceneritori, non
poteva, inoltre, mancare tra le decine di società del signor Cerroni “una
società che opera a Brescia” (L’Espresso).
L’unico timido appunto del settimanale L’Espresso è riservato alla raccolta
differenziata: “Certo, si potrebbe osservare che se nel Lazio la raccolta
differenziata rimane a livelli da ridere (più o meno il 15%) una qualche
responsabilità l’avrà anche il Cerroni”.
Il settimanale l’Espresso riporta, infine,
la solita barzelletta del signor Cerroni: “Applico
tariffe tra le più economiche d’Italia grazie alle quali Roma ha risparmiato
negli anni oltre un miliardo”.
Stupisce che i giornalisti di un
settimanale così autorevole non abbiano il minimo di senso critico e, in questo
caso, un po’ di senso del ridicolo.
Bastava leggere l’analisi dell’ufficio
studi di Mediobanca per la fondazione Civicum di Milano.
Dove la raccolta differenziata è più efficiente, anche le tasche dei cittadini
risultano più alleggerite da tasse e spese per lo smaltimento dei rifiuti.
Quindi, riciclare fa bene, e non soltanto all’ambiente.
Nei comuni che differenziano almeno il 30%, il costo medio per cittadino è di
120 euro l’anno.
A Roma e Napoli, dove la spesa pro capite è rispettivamente di
157 e 185 euro, la percentuale
di rifiuti differenziati scende rispettivamente al 18,6% e al 10,2%.
Ci sono tuttavia altri fattori da prendere in considerazione:
l’Ama di Roma e l’Asia di Napoli non detengono
la proprietà delle rispettive discariche comunali, ma sono
costrette a pagare per il deposito dei rifiuti, incrementando ulteriormente i
costi.
Lì dove la raccolta differenziata raggiunge percentuali accettabili, viceversa,
lo smaltimento non rappresenta più un costo ma un’opportunità, poiché i
materiali riciclabili possono essere venduti a operatori di terzi.
Dove la compagnia è più efficiente, insomma, anche la raccolta differenziata è
migliore, e viceversa.
Un circolo virtuoso che si rispecchia, oltre che in un risparmio per i
cittadini, anche nei risultati delle società prese in esame dall’analisi:
nel 2006, l’Ama ha chiuso un bilancio
con una perdita di 7 milioni di euro e l’Asia era in rosso di quasi 30 milioni,
laddove l’Amsa di Milano ha registrato utili per 3 milioni di euro.
Quanto ci costa,
quindi, garantire le rendite di posizione e le enormi fortune del signor
Cerroni???