MALAGROTTA 2005 – 2008:

CRONOLOGIA DI UNA BATTAGLIA INTERMINABILE

1)      L’ultima crisi di Malagrotta, che dura tuttora e anzi si acuisce pericolosamente, è scoppiata dopo le elezioni regionali del 2005 quando abbiamo “scoperto” le due ordinanze Verzaschi (Assessore alla Sanità e all’Ambiente nella giunta Storace), e cioè l’ordinanza n .14 e la n. 16, entrambe firmate “alla chetichella” il 25 marzo 2005, qualche giorno prima delle elezioni. L’Ordinanza n.14 riguarda l’allargamento di fatto dell’‘immensa discarica in direzione dell’abitato di Massimina (allargamento presentato in maniera involontariamente umoristica come un “Piano per il ripristino ambientale dell’area denominata Testa di Cane”). L’Ordinanza n.16 invece riguarda la costruzione del gassificatore per la produzione di energia elettrica da CDR (combustibile derivato da rifiuti).

2)      Da allora è stato un susseguirsi quasi ininterrotto di iniziative di protesta che non sto a descrivere. Il Presidente della Regione e Commissario straordinario all’emergenza rifiuti, Piero Marrazzo ci ricevette e ci promise formalmente due cose: la sospensione delle ordinanze (confermata dall’agenzia ANSA e da altre agenzie di stampa) e l’apertura di un tavolo di confronto fra tutte le parti interessate al fine di poter arrivare alla “chiusura del ciclo” con decisioni condivise.

3)      Il tavolo di confronto non è mai stato convocato nonostante le innumerevoli sollecitazioni da parte dei comitati. E la sospensione delle ordinanze è stata una sospensione puramente temporanea e di fatto, quasi un “gentlemen’s agreement” (si fa per dire…) fra Piero Marrazzo e Manlio Cerroni (il titolare della discarica e costruttore del gassificatore, all’interno della stessa). La sospensione dei lavori è durata alcuni mesi. Dopodiché Cerroni ha comunicato tranquillamente a Marrazzo che, scaduta la “pausa di riflessione”, lui avrebbe proceduto alla costruzione del gassificatore conformemente all’Ordinanza n. 16 della giunta Storace.

4)      Noi credevamo che bluffasse. Ma quale non è stata invece la nostra sorpresa quando, il 7 gennaio 2006, durante un sopraluogo con la consigliera regionale Anna Pizzo, fondatrice del settimanale “Carta”, abbiamo constatato che i lavori per il gassificatore erano ripartiti alla grande. L’ampio articolo pubblicato da “Carta” nel gennaio 2006 insieme al servizio fotografico sui lavori diedero uno scossone al solito “ambiente” che tiene sempre le cose importanti sotto il tappeto.

5)      Marrazzo da parte sua è rimasto sempre silenzioso (non aveva del resto emanato alcun documento di sospensiva, nè aveva fatto ricorso al TAR come previsto dalle ordinanze stesse in caso di contestazione). E quindi già da prima di Natale 2005 sono iniziati i lavori su grande scala nel sito fra la discarica e la Raffineria di Roma, che si trova lì a pochi metri di distanza. La più grande discarica d’Italia e d’Europa e la più grossa raffineria del Centro-Italia: in mezzo, il gassificatore.

6)      Va segnalato il fatto che lo stesso Comune di Roma (X Dipartimento, Servizio VIA-VAS) ) aveva espresso forti e ripetute perplessità sulla localizzazione dell’impianto di gassificazione fin dal dicembre 2003. Le perplessità vertevano sulla concentrazione degli impianti industriali già esistenti in quell’area e sulla contiguità dell’impianto stesso rispetto alla massa dei rifiuti della discarica (decine di milioni di tonnellate di rifiuti interrate a Malagrotta fin dagli anni 60), situazione che poteva oggettivamente rappresentare un fattore di rischio elevato anche in considerazione del fatto che il gassificatore è un impianto ufficialmente definito come “sperimentale” e che un’eventuale fuga di biogas dalla discarica era suscettibile di provocare una reazione a catena di incendi ed esplosioni con conseguenze imprevedibili. Il X Dipartimento - Servizio Valutazione Impatto Ambientale aveva perciò raccomandato che prima di qualsiasi decisione sulla centrale di gassificazione si procedesse ad “uno studio di sicurezza integrato dell’area vasta”, cioè di tutta l’area di Malagrotta - Valle Galeria. La Regione non ha ritenuto di dare seguito a questa richiesta del Comune.

7)      Va ricordato inoltre che l’area in questione è un “ SITO CLASSIFICATO A RISCHIO D’INCIDENTE RILEVANTE SOGGETTO AI VINCOLI DEL D.L. 334/99 > (SEVESO II)”, e diversi cartelli collocati su Via di Malagrotta fra la raffineria e il gassificatore in effetti lo ricordano. Fra i vincoli che tale decreto impone c’è anche quello della consultazione della popolazione. Per ogni e qualsiasi nuovo impianto che s’intendesse costruire nell’area la popolazione doveva essere consultata (Art. 23). Inoltre il decreto prevede che sia predisposto un piano di evacuazione nell’eventualità, appunto, di un “incidente rilevante”.

8)      Da segnalare inoltre l’iniziativa avviata dal Comune di Roma fin dal 1997, e che se fosse stata recepita dal Ministero dell’Ambiente avrebbe potuto essere risolutiva. Si tratta della richiesta indirizzata al Ministero dell’Ambiente riguardante “l’avvio delle procedure per la dichiarazione di area ad elevato rischio di crisi ambientale” per Malagrotta e la Valle Galeria in considerazione dell’alta concentrazione di attività industriali e del gran numero di cave in tutta la Valle Galeria (v. il volume del Comune “Relazione sullo stato dell’ambiente a Roma - anno 1997”, pag. 251). Inutile dire che anche a questa richiesta non è stato dato alcun seguito.

9)      La Rete regionale rifiuti del Lazio ( una quarantina fra associazioni ambientaliste, di difesa dei consumatori e comitati locali) ha formulato fortissime critiche nei confronti della Giunta Marrazzo, dato che i lavori per il gassificatore a Malagrotta sono continuati nonostante le proteste a tutti i livelli, e nonostante che il capogruppo dei Verdi in Consiglio regionale, Filiberto Zaratti, avesse dichiarato che sarebbe stato “ un fatto inaudito” se la costruzione del gassificatore fosse andata avanti. 

10)  La questione Malagrotta è stata anche all’ordine del giorno di una seduta straordinaria del Consiglio Regionale. Ma la cosa si è risolta in quella che gli osservatori hanno definito “una barzelletta” perché Marrazzo non ha voluto che si aprisse il dibattito e ha fatto invece votare una mozione che rimandava il tutto a dopo la presentazione delle sue “linee guida del piano rifiuti. Il dibattito, in effetti, non ha mai avuto luogo. E Marrazzo ha presentato il suo piano al Ministro dell’Ambiente a fine gennaio 2007, confermando sostanzialmente il gassificatore a Malagrotta e l’allargamento della discarica a ridosso dell’abitato di Massimina nella zona denominata “Testa di Cane” (23 ettari, costituiti soprattutto da una grande cava esaurita ) dove il gestore della discarica intende collocare la FOS (frazione organica stabilizzata) e le scorie provenienti dal gassificatore. Di fatto si tratta di un allargamento della discarica, con produzione dei biogas e di percolato, con in più le scorie del gassificatore - che sono rifiuti speciali pericolosi. Da notare che la zona “Testa di Cane” è contigua e confina direttamente con un parco pubblico, il Bosco di Massimina, creato dal Comune negli anni novanta, e che rappresenta l’unico progetto ambientale realizzato finora nell’area.

11)  Il Comitato Malagrotta è stato ricevuto in Campidoglio dal Sindaco Walter Veltroni e dall’“establishment” del settore rifiuti romano il 20 luglio 2007. Nonostante l’abbondante documentazione preparatoria, l’incontro ha prodotto un risultato modesto anche se tuttaltro che insignificante:

-         l’applicazione effettiva della ricopertura quotidiana dei rifiuti, prevista tassativamente da un’ordinanza dello stesso Sindaco come priorità elementare nella gestione della discarica, ma da sempre totalmente o parzialmente disattesa, è che stata finalmente osservata per precisa sollecitazione del Sindaco, e quotidianamente controllata da un alto funzionario del Comune.

12)  Disgraziatamente però, qualche giorno dopo questo modesto ma reale risultato positivo, il 24 luglio 2007, Marrazzo ha firmato l’ordinanza n. 15 per lo smaltimento a Malagrotta di un’ulteriore enorme quantità di rifiuti - 1.350.000 tonnellate di rifiuti tal quali - violando con ciò la disposizione di legge che prevedeva la chiusura della discarica entro il 31 dicembre 2007 (inizialmente la data limite era stata prevista al 31 luglio 2005…), e prorogando l’esercizio della discarica fino “alla data presumibile” del 31.maggio 2008, con la prospettiva evidente di altre ulteriori proroghe.

13)  La popolazione del quadrante ovest di Roma continua perciò ad essere sotto il peso enorme delle tre “ordinanze – capestro”, la 14 e la 16 (di cui al punto 1), alle quali è stata aggiunta la 15 per dare il colpo di grazia ad una popolazione già oppressa da un inquinamento molteplice dovuto alla concentrazione di impianti industriali, di depositi di carburanti e di cave nell’area di Malagrotta.

14)  La questione della tecnologia del gassificatore in costruzione è stata al centro di una fortissima polemica dato che la tecnologia autorizzata (Thermoselect, una società svizzera) è stata successivamente smentita con dichiarazioni di rappresentanti del COLARI (Consorzio laziale rifiuti do proprietà di Manlio Cerroni, proprietario della discarica di Malagrotta e del gassificatore). A quanto pare, dopo il fiasco del gassificatore Thermoselect di Karlsruhe in Germania, che ha dovuto essere chiuso nel 2004 per problemi tecnici e superamento dei limiti delle emissioni consentite,  sono state apportate delle modifiche all’impianto in costruzione a Roma, ma la variante non è stata sottoposta alla procedura autorizzativa.

15)  La questione delle scorie del gassificatore - cioè di questi rifiuti speciali tossici - è tuttora irrisolta data l’assurdità e l’inaccettabilità dal punto ambientale dell’ordinanza n. 14, che ne predispone lo smaltimento nell’area denominata “Testa di Cane”, al di fuori del “polder” e a ridosso dell’abitato.

-         Il testo originario dell’ordinanza prevedeva lo smaltimento in questa zona delle “scorie della termovalorizzazione in ambito regionale”, che comprendeva ovviamente anche le scorie del gassificatore. Tale passaggio è stato successivamente soppresso “dimenticando” però qualsiasi riferimento alle scorie del gassificatore, che invece notoriamente il COLARI intende smaltire in questa zona. Dove pure vorrebbe smaltire la FOS (frazione organica cosiddetta “stabilizzata”, che produce biogas e percolato e che si vorrebbe collocare in quest’area priva del “polder, il diaframma di protezione in cemento), a due passi da un parco pubblico.

-         Va ricordato che due precedenti tentativi del COLARI di allargamento di fatto della discarica in quest’area, rispettivamente nel 1997 e nel 1998, furono bloccati dall’amministrazione comunale di allora. Anche allora si trattava, se non di ritirare, di correggere ed emendare un’ordinanza regionale. Il che di fatto. Non si comprende come l’attuale amministrazione comunale si dimostri incapace di un intervento simile nel contesto attuale. 

16)  L’incontro del 14 gennaio scorso fra i Comitati rappresentativi della popolazione e il Presidente Marrazzo ed i suoi collaboratori per esaminare il drammatico “cahier des doléances” presentato da diversi anni a tutti i livelli, si è risolto in un nulla di fatto e un dialogo fra sordi. Nessuna delle istanze presentate è stata accolta, né il ritiro dell’ordinanza 14, né il ritiro dell’ordinanza 15, né, per quanto riguarda l’ordinanza 16, l’avvio di quello “studio di sicurezza integrato dell’area vasta” che era stato chiesto inizialmente dallo stesso Comune di Roma in merito al gassificatore, come previsto espressamente dalla legge (Dlgs 334/99 Seveso II) per le aree a rischio di incidente rilevante. L’unico spiraglio che è emerso è stata la disponibilità dichiarata da Marrazzo a partecipare ad un prossimo Consiglio del Municipio XVI, sul territorio del quale si trova la discarica di Malagrotta.

17)  Il tema dei controlli dell’inquinamento atmosferico e delle acque superficiali e sotterranee dell’area di Malagrotta – Valle Galeria è un tema ricorrente nella stampa e nei dibattiti, ma per il quale poco o nulla è stato fatto finora in maniera sistematica e continuativa. Alla base di tutto c’è la massa gigantesca di rifiuti che è stata smaltita in quest’area. Nel 2003 il presidente del COLARI, avv. Manlio Cerroni, fece una dichiarazione nella quale ricordava che il suo gruppo, a partire dagli Anni Sessanta, aveva smaltito 50 MILIONI DI TONNELLATE DI RIFIUTI ROMANI. Da allora questa cifra è certamente aumentata di un’altra decina di milioni di tonnellate di RSU. E’indispensabile e urgente, quindi, che un sistema di monitoraggio serio, continuativo e credibile venga implementato nell’area, dove ancora non c’è neppure una centralina stabile. E dove la prima centralina permanente che finalmente è stata approvata rischia addirittura - per lunghezze burocratiche apparentemente insuperabili - di entrare in funzione non PRIMA ma DOPO l’avvio del gassificatore, il che sarebbe semplicemente assurdo.

18)  Oltre al sistema di monitoraggio in continuo, di cui c’è un disperato bisogno, occorre anche verificare, in vista del periodo trentennale del “post mortem”( o gestione post-operativa successiva alla chiusura della discarica), la situazione del “polder della discarica stessa - e delle sue eventuali fissurazioni e cedimenti. La questione dell’inquinamento della falda acquifera dell’area è sempre stato un tema “tabù”. Ma occorre affrontarlo finalmente e fare le necessarie verifiche ORA, anche e soprattutto in vista della gestione post-operativa e delle eventuali ingenti spese che l’inquinamento della falda acquifera potrebbe rendere necessarie negli anni a venire.

19)  Sul piano legale, i responsabili della Giovi Srl, la società che gestisce la discarica nell’ambito del COLARI, sono stati coinvolti in diversi processi penali nel corso degli anni. L’amministratore unico della discarica, ing. Francesco Rando ha già subito due condanne definitive ed è ora imputato in un ulteriore processo per il quale l’udienza definitiva avrà luogo il 14 febbraio al Tribunale di Roma, ancora una volta per “smaltimento non autorizzato di percolato”. D’altra parte, i diversi Comitati che rappresentano i cittadini dell’area di Malagrotta e del quadrante ovest di Roma hanno avviato una causa collettiva, o Class Action, contro la malagestione della discarica ed i responsabili pubblici della situazione attuale e delle conseguenze che essa potrà avere per l’ambiente e per la salute.

20)  Raccolta differenziata porta a porta. L’avvio del “porta a porta” a Massimina, quartiere prospiciente la discarica dove l’avvio di questo sistema riveste un significato ovviamente ancora più grande, è finalmente programmato entro febbraio, dopo diversi rinvii. Sarà il terzo quartiere romano, dopo il successo di Colli Aniene (Municipio V) e di Decima (Municipio XII) a sperimentare il “porta a porta”.

Se il successo degli altri due quartieri romani si ripeterà a Massimina, com’è presumibile, e se d’altra parte gli orrendi rifiuti tal quali continueranno ad essere scaricati in massa a Malagrotta, il contrasto plateale fra civiltà e sottosviluppo diventerà brutale, intollerabile. In tali condizioni è del tutto concepibile che l’opposizione alle “ordinanze – capestro” da parte della popolazione - in particolare l’ultima ordinanza, di Marrazzo, che appare una vera e propria ultima provocazione - si accresca e porti addirittura al blocco dell’ingresso dei camion in discarica.

Sergio Apollonio               

Presidente Comitato Malagrotta